Luisa De Marillac, nasce a Parigi il 12 agosto 1521, il clima politico nel quale si trova a vivere è alquanto instabile ed è attraversato dalle guerre di religione tra cattolici e protestanti che insanguinano il paese e aprono le porte alla guerra civile.
Luisa non ha mai conosciuta sua madre, il padre naturale invece è Luigi di Ferrieres-en-Brie, della nobile famiglia dei Marillac, capitano dell’esercito; convolato a nozze diventa presto succube della nuova consorte e poiché rifiuta la bambina, il padre l’allontana da casa affidandola al convento reale di Poissy.
Da un giorno all’altro Luisa, privata dell’affetto del papà, si ritrova catapultata nella nuova realtà del convento delle domenicane, in un contesto molto diverso da quello famigliare.
Una sofferenza indicibile per una adolescente di appena tredici anni, profondamente ferita per ciò che lei, giustamente, vede come un disconoscimento che non riesce a spiegarsi e che supera e sfugge di molto la sua comprensione ormai tutta oscurata da intimo dolore.
La bella notizia è che qui Luisa si incontra con una sua zia monaca che porta il suo stesso nome Luisa De Marillac, pronta a sostenere la giovanissima nipote nella sua intima sofferenza affettiva. Le sta amorevolmente accanto e, con giusta apertura ed equilibrio, l’aiuta ad elaborare il dolore per la separazione forzata dal padre e la lontananza da casa, sostenendola nella sua crescita umana e spirituale e affiancandola nello studio delle diverse discipline.
In questi anni di sofferenza Luisa scopre la preghiera e la consolante presenza di Dio al quale apre il suo tenero cuore, si affida a Lui, e con la lettura della vita dei santi scopre la bellezza e le gioie che il buon Dio mai fa mancare a chi ripone in lui la sua speranza. La vicinanza della zia le permette di leggere i classici spirituali, si apre alla cultura umanistica e impara a dipingere; in una delle sue prime tele compare la scritta: “Il nome di colui che amo: Gesù”.
Alla morte di suo padre, Luisa che ha solo tredici anni, è costretta a lasciare il convento delle domenicane e a separarsi dalle cure della zia, vivendo un secondo abbandono affettivo e il vuoto per la morte del padre apre in lei una forte ferita emotiva.
È mandata a pensione presso “una damigella povera” di Parigi ed è qui che è iniziata ai lavori donneschi; oltre a studiare per aiutarsi negli studi, si adopera a far quadrare il bilancio della casa. Il nuovo ambiente, le persone che incontra, l’aiutano gradualmente ad avere un approccio diverso con il prossimo, scopre la povertà e il povero, impara la condivisione e la solidarietà.
Sin da quando scopre Gesù nella sua vita di bambina, ha in cuore il forte desiderio di consacrarsi al Signore tant’è che chiede, seppure invano data la sua salute delicata e la sua costituzione fisica minuta, di essere accolta dapprima nel convento delle domenicane e poi tra le cappuccine. Non ritenuta adatta alla fatica e ai disagi della vita claustrale, vive un’altra cocente delusione che diventa inesorabile quando la famiglia dei Marillac la mette di fronte a un matrimonio combinato con un giovane di Parigi, Antonio Le Gras, discendente dalla famiglia dei Medici e segretario della Regina Maria de Medici. L’esistenza di Luisa è sempre stata molto tribolata e tormentata, ma adesso lo è ancora di più, si sente ancora una volta rifiutata, non riesce a vedere una via d’uscita alla sua situazione di “reclusa” dinanzi alla costrizione famigliare alla quale, sin da bambina, lei ha sempre sottostato senza fiatare; ora all’ idea di doversi sposare si sovrappone il pensiero di tradire l’Amore.
L’obbligo di maritarsi per lei è così grave da sentirsi morire! D’altronde, da orfana e giovane donna, senza arte né parte, non ha altra scelta.
Si sposa a Parigi il 5 febbraio 1613, col tempo impara a voler bene a suo marito, è una buona moglie, presto dal loro amore nasce un figlio, Michele che sarà per lei la sua costante e maggiore preoccupazione.
Quando dopo dieci anni di vita coniugale il marito si ammala, Luisa pur accudendolo con ogni cura, si fa guidare da un direttore spirituale nella ricerca, mai tralasciata, di ciò che il Signore vuole da lei dato che è fortemente combattuta dalla sua spontanea, sincera e incontenibile ricerca di Dio. E prende la decisione di fare voto di vedovanza per servire Dio, nel caso il marito muoia e di non risposarsi mai più.
In continuo ascolto dello Spirito Santo, assalita da altalenante tristezza e angoscia, Luisa è tartassata dalle grandi domande esistenziali che la immergono nel dubbio dell’immortalità dell’anima, dal cruccio di non conoscere come seguire e servire il Signore, lacerata, oltre ogni dire, dalla tentazione di lasciare il marito per dedicarsi più liberamente alla sua vocazione e dal convincimento di essersi talmente “affezionata” al suo primo direttore spirituale che dubita di riuscire di prenderne un altro. Il “grande abbattimento d’animo” che, nella buia notte della fede, spiritualmente la prostra e fisicamente la fiacca, la raggiunge nella settimana che va dall’Ascensione alla Pentecoste.
Nel giorno di Pentecoste, nella Chiesa di Saint- Nicolas -des – Champs, durante la Santa Messa, Luisa è raggiunta da un’esperienza mistica che cambia per sempre e definitivamente la sua vita. La potentissima Luce spirituale dalla quale intimamente si sente riempire l’anima, dissipa in un attimo ogni dubbio, ogni pena e ogni angoscia.
Scrive:
“Fui interiormente avvertita che dovevo rimanere con mio marito e che sarebbe venuto un tempo in cui sarei stata nella condizione di fare i tre voti di povertà, castità e obbedienza, insieme ad altre persone che li avrebbero fatti con me. Compresi che doveva essere in un luogo per soccorrere il prossimo. Fui inoltre assicurata che dovevo star tranquilla per il mio direttore: ci avrebbe pensato Dio a darmene uno che Egli mi fece vedere…”.
L’evento di particolare grazia, meglio conosciuto come Lumiere, ovvero la Luce di Pentecoste del 4 giugno 1623, è un’esperienza mistica donatale gratuitamente dalla Seconda Persona della Santissima Trinità. Dall’illuminazione mistica, Luisa esce completamente trasformata e in una condizione d’animo assolutamente abbandonata al volere e al non volere dello Spirito del Signore e trasformata nella santa della Carità che oggi il mondo conosce. Ella vede come “andare e venire per le strade della città, in missione di servizio ai poveri, con una vita comunitaria fraterna di carità e facendo voti di dono totale a Dio per essere continuatori della missione di Gesù”.
In questi anni Luisa inizia un cammino di vita che la mantiene in una marcata affezione per la festa di Pentecoste alla quale si prepara ogni anno con un ritiro nella settimana che dalla festa dell’Ascensione va a quella di Pentecoste. In questi giorni preziosissimi ricorda il suo “matrimonio mistico” e, in comunione con Maria e gli apostoli nel cenalo, invoca i sette doni dello Spirito. È sinceramente convinta che «le anime veramente povere e desiderose di servire Dio» devono avere piena fiducia di poter «fare la santissima volontà di Dio». Questo sarà lo scopo di tutta la sua esistenza – «fare la santissima volontà di Dio».
Antonio Le Gras muore in comunione con Dio, il 25 dicembre 1625, due anni dopo la Lumiere della Pentecoste, durante la sua lunga e penosa malattia è accudito da Luisa che lo assiste amorevolmente e con dedizione.
Luisa nel rileggere la sua vita, ormai illuminata dalla verità della fede, ora ha modo di vederla da sempre guidata dalla Provvidenza; si lascia condurre dal suo nuovo direttore d’anime Vincenzo de’ Paoli che sarà sua guida spirituale, con lui fonderà, nel 1633, le Figlie della Carità e da lui sarà aiutata a lasciare a Dio anche la preoccupazione del figlio Michele che la farà tanto penare.
Con Vincenzo de’ Paoli e Luisa De Marillac nasce nella Chiesa e nella società del tempo qualcosa di assolutamente nuovo che sorpassa ogni fantasia e che solo lo Spirito Santo poteva rivelare: la rivoluzione dell’Amore – Carità verso il povero. Da questo momento in poi gli umili e i poveri assumono piena visibilità, rilevanza e dignità, quella stessa dignità che il Signore è venuto a portare all’uomo peccatore con la sua Incarnazione, amandoci fino a dare se stesso per noi (Ef. 5,2).
Luisa profondamente convinta che la sua vocazione non è la clausura ma di uscire e di andare incontro ai poveri là dove essi si trovano e abitano, dietro la guida di Vincenzo de’ Paoli, diviene la prima donna consacrata a Dio a servizio dei poveri, con lei si apre l’epopea di quella che è chiamata la “rivoluzione femminile della carità”.

Autore: M. R. Columbano, FdC