Un messaggio per il nostro tempo

Prefazione
di Madre Elizondo, Superiora Generale
Non senza emozione, accetto l’invito di presentare gli scritti significativi della nostra cara e indimenticabile Suor Lucia Rogé che ho avuto la fortuna di conoscere da vicino nel corso degli undici anni in cui ho collaborato con lei al servizio della Compagnia. Ritengo un dovere di giustizia mantenere viva la dottrina sullo spirito e il carisma della Compagnia che ella ha saputo, illuminata dallo Spirito Santo, interpretare secondo le esigenze imposte dall’evoluzione del tempo e presentare in maniera valida per tutti i luoghi e tutte le culture ove le Figlie della Carità hanno la gioia di «onorare Nostro Signore Gesù Cristo come la sorgente e il modello di ogni carità, servendolo corporalmente e spiritualmente nella persona dei Poveri’…». Molte tra le persone che leggeranno questo volume hanno conosciuto personalmente Suor Lucia Rogé e l’hanno sentita parlare. Ma ho la certezza che soprattutto voi Sorelle, ricorderete con gioia i punti sui quali insisteva perché li considerava essenziali in ogni momento: lo spirito primitivo, il carisma della Compagnia, l’identità della serva, il suo amore dei Poveri, la povertà e lo stile di vita povera della serva dei Poveri, l’importanza che essa dà alla formazione secondo il proprio spirito, la testimonianza delle nostre prime Sorelle, la sua devozione alla Vergine Maria, «unica Madre della Compagnia». Dai suoi scritti traspare pure il suo amore per San Vincenzo, di cui conosceva in profondità la dottrina sulla Compagnia e che si sforzava di far conoscere, la sua devozione di predilezione per Santa Luisa, di cui ammirava l’umiltà e che voleva fare sua, la sua grande preoccupazione di fedeltà della Compagnia al disegno di Dio su di essa, compito per il quale ella non ha risparmiato né tempo né lavoro fino all’ultimo istante della sua vita. L’unità della Compagnia, vissuta nella grande ricchezza della sua diversità, era per lei primordiale. Questo incontro di Madrè Rogé attraverso i suoi scritti – nuovo incontro per molte tra noi – ci spingerà all’azione di grazia verso il Signore che ci ha dato questa Figlia della Carità esemplare, nella quale tutto era al servizio della sua vocazione e della sua missione particolarmente importante durante gli anni in cui la volontà di Dio l’ha posta a capo della Compagnia come Superiora Generale.

Presentazione
L’anniversario della morte di Suor Lucia Rogé ci sprona a non attendere oltre per pubblicare, raggruppandoli, alcuni suoi scritti tra i più significativi.

I – Alcuni preliminari
È vero che nel suo testamento spirituale, ella chiede che non si parli di lei. Noi vogliamo e dobbiamo rispettare questa sua volontà. Ma non ci è proibito di lasciare che lei ci parli ancora. Sarebbe spiacevole che la sua “testimonianza” così efficace non continuasse ad interpellarci. A contatto, per quattordici anni, di Madre Susanna Guillemin ed in pieno “aggiornamento” della Chiesa e della Compagnia all’indomani del Concilio – in particolare come animatrice delle Assemblee Generali che hanno dovuto elaborare le nuove Costituzioni – il suo amore della Compagnia e dei Poveri è andato mano a mano affermandosi e affermandosi sempre di più. Ella ha perorato, a tempo e contro tempo, per un “ritorno alle origini” e ha insistito instancabilmente sullo “spirito delle serve”. Ella vedeva in questo, non senza ragione, i valori fondamentali della vocazione da rinnovare continuamente nella più pura fedeltà. È perciò facile e difficile nello stesso tempo riaffermare il suo pensiero. Ella ritorna costantemente, penetrandoli e affrontandoli, agli stessi soggetti, agli stessi dominanti, che le stanno a cuore.

Tutte le occasioni sono buone per parlarne in un modo o in un altro: Centocinquantesimo anniversario delle apparizioni di Maria a Caterina Labouré, Trecentocinquantesimo anniversario della nascita della Compagnia, Visita di Giovanni Paolo II alla Casa Madre il 31 maggio 1980, approvazione delle Costituzioni da parte della Congregazione dei Religiosi e degli Istituti Secolari nel 1983, Canonizzazione di Santa Elisabetta Anna Seton nel 1975 e la Beatificazione delle Suore d’Angers nel 1984, sessioni internazionali, invio di Suore al servizio dei rifugiati in Thailandia, in Messico, nello ‘Zaire, pubblicazione degli scritti spirituali di Santa Luisa e quelle delle Direttive per la Suor Servente e per la formazione iniziale ecc… Ma tutto questo è espresso in uno stile piuttosto “meditativo”: «Amare è donare tutto, è donare se stessi» Evoca e suggerisce più che esporre sistematicamente. Sa essere molto esplicita ed entrare nel concreto quando è necessario, ma lascia soprattutto parlare un’esperienza personale che s’interiorizza. Invita in maniera pressante a questa interiorizzazione. Le piace molto, ad esempio, secondo una sua espressione, utilizzare i “binomi”: umiltà e verità, amore e ascesi, ringiovanimento e conversione. Ella aveva una vivissima coscienza che l’ aggiornamento chiesto dalla Chiesa al Concilio doveva operarsi, prima di tutto, in profondità per assicurare la sua vitalità, la sua solidità, la sua autenticità. Una vera “Revisione delle Opere”, per esempio, era prima di tutto e essenzialmente una questione di “spirito”, di conversione del cuore sul piano personale e sul piano comunitario, il frutto, essenzialmente, di serie “revisioni di vita”, in tutti i significati della parola.

II – Delle “dominanti”
Come abbiamo già detto, le due dominanti che sembrano imporsi sono: “il Ritorno alle origini” e “lo spirito di serve”. Queste due dimensioni, d’altra parte, sono inseparabili: per vivere oggi del carisma vocazionale, bisogna andarlo a cercare nella sua freschezza originale presso i Fondatori stessi e presso le prime Suore.

Ritorno alle origini
Suor Lucia era fortemente impressionata dal modo in cui l’identità delle Figlie della Carità era ben stabilita fin dall’inizio: primato del Servizio dei Poveri e solidarietà con essi, senso del reale e del concreto, straordinaria disponibilità, senso dell’appartenenza ad una medesima famiglia spirituale in fedeltà al disegno di Dio su di lei, libertà interiore, spirito d’iniziativa e di creatività. È vero che il “cammino” di San Vincenzo fu esemplare. Si è lasciato progressivamente istruire e invadere dallo Spirito che gli ha permesso di riconoscere Gesù Cristo nella persona del Povero e nei richiami d’ogni genere, di legare il servizio corporale e il servizio spirituale, di passare dall’amore affettivo all’amore effettivo. Il suo atteggiamento costante e preferenziale è quello dell’umiltà che permette d’essere “docili nella Mano di Dio” e d’incitare alla speranza. Ma è fuori dubbio che Suor Lucia Rogé si è sentita ancora di più in corrispondenza con la personalità e il cammino di Santa Luisa. Viveva con Lei una specie di ”.convivenza”. Ella vedeva soprattutto in Santa Luisa: una mistica comunicante a Gesù Cristo per mezzo della sofferenza e della povertà, una mistica tutta data a Dio e impegnata al suo servizio nella persona dei Poveri. L’evoluzione, per suor Lucia Rogé, sarebbe consistita a integrare il secondo punto nel primo per accedere ad un ammirevole completamento. Sappiamo, in effetti, tutto ciò che ha marcato dolorosamente la giovane Luisa, facendo nascere nel suo cuore delle esigenze che marcheranno la sua fisionomia spirituale, in partico­ lare la sua fedele devozione allo Spirito Santo. San Vincenza la manda ai Poveri ed ella vivrà della Mistica del Povero. Se va a Chartres per consacrare a Maria la Compagnia nascente, è essenzialmente perché si realizzi la volontà di Dio su di essa. E così continua quel lavoro interiore di spogliamento che sfocerà nel suo “Testamento Spirituale” così denso e chiaro nello stesso tempo.

La serva
Suor Lucia Rogé ammirava continuamente queste “figlie dei campi” alle quali i Fondatori insegnavano con pazienza e insistenza: ad accogliere la loro vocazione così nuova in quel tempo per viverla nella Fede e nell’Amore, a ricevere ogni giorno questa vocazione come una grazia spirituale nella semplicità e umiltà, a corrispondere fedelmente a questa vocazione, con la grazia di Dio, nella povertà e disponibilità, ad assumere questa vocazione nel quotidiano, attraverso le difficoltà e le gioie. Noi siamo sovente richiamate alla scena della “lavanda dei piedi”. San Giovanni l’introduce con questa frase ben conosciuta che le dona tutto il suo senso: «Come aveva amato i suoi, che era­ no nel mondo, li amò fino alla fine». Questa pratica s’inserisce nella “Pasqua” di Cristo il quale sapeva che«l’ora era venuta per Lui di passare da questo mondo a suo Padre». Santa Luisa aveva un’intuizione straordinaria dando per motto alle sue figlie: «La Carità di Gesù crocifisso ci stimola». Il Mistero Pasquale è il punto culminante del “Servizio” che Gesù Cristo compie secondo la volontà del Padre che l’ha inviato a portare la Buona Novella ai Poveri. Sappiamo con quale fervore i Fondatori, e specialmente Santa Luisa, si sono rivolti contemporaneamente, verso Maria -Serva co­ me “Maestra di vita spirituale”. Era questo un tema caro a Suor Lucia Rogé, ricordando continuamente quanto e come Maria è l’unica Madre della Compagnia e l’educatrice di ogni suo membro. Dall’Annunciazione al Calvario e alla Pentecoste, passando per le nozze di Cana, ella amava contemplare questo “cammino” di Maria nel cuore del Mistero di Salvezza di cui Ella è contemporaneamente il più perfetto successo e la più fedele Serva. Il messaggio del 1830 non ha fatto che confermare, arricchire, attualizzare questo culto mariano delle Figlie della Carità secondo la loro vocazione.

È per questo che bisogna sempre ritornare alla “Carta della Compagnia” (C. 1, 9): «Avranno ordinariamente per monastero la camera dei malati, per cella una camera d’affitto» ecc. L’originalità della loro vocazione trova in questo testo la sua più forte espressione come in quella della “radicalità” nella quale essa de­ ve essere vissuta in “Unità di vita”: Unione intima e reciproca del “Dono totale” e del “Servizio”. Suor Lucia Rogé amava far notare che queste proposte si presentano come delle disposizioni d’ordine temporale e spirituale nello stesso tempo, pienamente attuali. Questi “luoghi” ove la Figlia della Carità serve i poveri sono quelli in cui, nel vocabolario classico (monastero, chiostro, cella, ecc. ) la Religiosa incontra Dio. Il chiostro non è più di “pietre” come diceva graziosamente Santa Luisa, ma è interiorizzato in un dono totale che sigilla fortemente la Figlia della Carità nello stesso amore del Signore e dei poveri, in una fedeltà senza imperfezione e senza ripensamento. La spiritualità della “Rinnovazione” dice questa integrazione sempre più profonda dell’assoluto della “consacrazione” alla sequela del Cristo-Servitore e di Maria-Serva, per testimoniare, presso i più poveri, la tenerezza divina.

III – Criteri di scelta
Come fare una scelta nei testi di suor Lucia Rogé?
L’essenziale è detto indubbiamente nelle sue circolari del 1° gennaio e 2 febbraio. Esse formano un “tutto” nel quale ha fatto passare il “meglio” del suo pensiero, sia per la base che per la forma. È per questo che una prima parte è riservata ad esse per­ mettendo così alle Suore di profittare di questo raggruppamento. Nella seconda parte è stato aggiunto qualche testo complementare che illustra particolarmente le due dominanti: il “Ritorno alle origini” e la “Serva”. Sono stati scritti in circostanze e in occasioni assai diverse, ma vanno ugualmente nello stesso senso.

Alla fine troveremo alcune delle “preghiere” che suor Lucia Rogé, alla maniera dei Fondatori, amava comporre essa stessa, in particolare per terminare le sue esposizioni. Anche questo manifesta il suo modo “d’interiorizzare”.

Autore: Padre Michele Lloret C.M., Direttore Generale