La Lumiere Luisa De Marillac

Luisa de Marillac aveva desiderato essere cappuccina e, senza dubbio, ne aveva fatto promessa a Dio, ma il P. de Champigny, suo primo direttore spirituale, le disse chiaramente che la salute non le permetteva d’essere religiosa. Consigliata dai suoi familiari, Luisa sposò il 5 febbraio 1613 Antonio Le Gras, segretario della regina madre Maria de’ Medici, dal quale il 18 ottobre nacque il figlio Michele.

Luce
25 maggio 1623

Nell’anno 1623, il giorno di S. Monica (4 maggio) Dio mi fece la grazia di fare il voto di vedovanza se Dio chiamava mio marito. Il giorno dell’Ascensione dello stesso anno ebbi un grande abbattimento di spirito per il dubbio che avevo se dovessi lasciare mio marito, come lo desideravo fortemente per riparare il mio primo voto e per avere più libertà di servire Dio e il prossimo. Dubitavo inoltre che l’attaccamento che avevo al mio direttore m’impedisse di prenderne un altro, quando egli si allontanava per molto tempo, e temevo di essere obbligata a prenderlo. Avevo ancora una grande pena, causata dal dubbio sull’immortalità dell’anima. Tutto questo mi tenne in una pena incredibile dall’Ascensione alla Pentecoste.

Il giorno di Pentecoste, ascoltando la S. Messa o facendo orazione in chiesa, all’improvviso il mio spirito fu illuminato sui suoi dubbi. E fui avvertita che dovevo restare con mio marito e che sarebbe venuto un giorno in cui avrei potuto fare i voti di povertà, castità e obbedienza, e sarei in una piccola comunità in cui alcune persone avrebbero fatto lo stesso. Capii allora che sarebbe stato in un luogo per servire il prossimo, ma non potei capire come ciò potesse realizzarsi, per il fatto che ci doveva essere movimento per andare e venire. Fui ancora assicurata che dovevo stare tranquilla riguardo al mio direttore e che Dio me ne avrebbe dato uno, che Egli mi fece vedere, mi sembra, e ne provai ripugnanza ad accettarlo; però acconsentii, e mi sembrava che questo fosse per il fatto che non dovevo ancora eseguire questo cambiamento.

La terza pena mi fu tolta con l’assicurazione provata nel mio spirito, che era Dio che mi insegnava quanto ho detto sopra, e che perciò, essendoci un Dio, non dovevo dubitare di tutto il resto. Ho sempre creduto di dovere questa grazia al beato Monsignor (vescovo) di Ginevra, perché, prima della sua morte, avevo desiderato grandemente comunicargli questa pena, e perché in seguito avevo sentito una grande devozione per lui e avevo ricevuto, con questo mezzo, molte grazie; e in quel tempo ebbi qualche motivo di crederlo, ma adesso non me lo ricordo.