Il traffico degli esseri umani e le nuove forme di schiavitù. Abbiamo parlato di questo, a Cagliari, durante il seminario formativo Strada Facendo che ha visto un confronto professioniste del Progetto antitratta Elen Joy, altre realtà territoriali che a vario titolo si occupano di tratta, Regione Sardegna, la direzione dell’ATS e la Polizia di Stato. La rete tra forze dell’ordine, Enti e Associazioni si sta rafforzando, ma è emersa più che in passato la necessità di impiegare operatori altamente specializzati nella materia, che lavorino in sinergia tra loro. La Congregazione Figlie della Carità, titolare del progetto antitratta Elen Joy, ha ospitato il seminario formativo, e tramite le sue operatrici ne ha coordinato gli interventi e i contenuti, stimolando la collaborazione e il contributo di tutti i professionisti presenti per un continuo scambio di competenze ed esperienze. Sì, perché la privazione della libertà di un essere umano e la riduzione in schiavitù sono fenomeni ancora presenti nella società del terzo millennio. La grande distanza tra paesi capitalisti e paesi più poveri, i conflitti civili e politici, la forza e la crudeltà delle organizzazioni criminali, sono i principali fattori che rendono possibile il traffico di esseri umani ai fini di sfruttamento. L’iniziativa ha suscitato grande interesse e partecipazione e ha offerto un tavolo di dibattito che ha l’obiettivo di creare una più forte collaborazione tra le forze che operano in Sardegna per contrastare il fenomeno. L’ispettore Natale Casile sottolinea come, dal 2015 ad oggi, con l’identificazione della città di Cagliari come porto sicuro per gli sbarchi, sia stata fondamentale la presenza degli operatori esperti nell’identificazione delle vittime di tratta al momento in cui l’autorità di polizia raccoglie una richiesta d’aiuto o una testimonianza, tra coloro che giunti in Sardegna come profughi, rischiano di diventare vittime di gravi forme di sfruttamento e violenza. Ricorda come la legge italiana preveda uno speciale documento di soggiorno e un percorso di protezione per le vittime di tali reati, ma di come sia difficile la fase di indagine a livello transnazionale. Vincenzo Castelli, consulente esperto di politiche sociali e presidente dell’Associazione On the Road riporta un dato allarmante sulla relazione tra nuove migrazioni e riduzione in schiavitù: nel 2020 potrebbero essere oltre 180.000 le persone che prive di un regolare documento di soggiorno e di mezzi di sostentamento, diverrebbero facile preda per la criminalità organizzata, che destina le giovani donne e i minori alla prostituzione e all’accattonaggio forzato, e gli uomini per lo più allo sfruttamento lavorativo e al traffico di stupefacenti. Per questo i nuovi progetti di inclusione hanno previsto, quando possibile, un inserimento in percorsi di formazione e lavoro, che renderebbero la persona pienamente autonoma e integrata nel tessuto sociale italiano. Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, la dottoressa Silvana Tilocca, direttrice del Dipartimento di prevenzione e promozione alla salute, illustra come l’ATS offra una serie di servizi sanitari gratuiti che hanno come obiettivo, oltre l’erogazione delle cure, anche l’attività di orientamento. Ipotizza una necessità di centri diurni che possano offrire inoltre alle persone senza fissa dimora un conforto nell’igiene personale e nelle esigenze fisiologiche primarie. E infine da parte sua proviene un monito: ignorare anche un solo organo dell’organismo sociale che funziona male, equivale a far ammalare tutto il corpo! Da alcuni anni la Regione Sardegna, rappresentata nel dibattito dal dott. Marco Sechi, è presente sul fenomeno della tratta e degli sbarchi di migranti come organismo che coordina le attività di primo soccorso e gli interventi degli enti e associazioni che già operano sul territorio. Fondamentale è stata l’attività di sensibilizzazione a favore della cittadinanza, e in particolare la formazione attuata nelle scuole superiori e nelle Università della Sardegna. Tutti i professionisti presenti hanno espresso grande coinvolgimento ed empatia nel loro lavoro e nel rendere la loro testimonianza, ma allo stesso tempo riconoscono quanto l’intera comunità sia chiamata ogni giorno a coltivare e trasmettere i valori di solidarietà, amore e accoglienza verso il prossimo. Anche questo incontro ha rappresentato un’occasione di riflessione e una presa di responsabilità verso ciò che accade nel mondo e talvolta a pochi passi dalle nostre case. Leggi o scarica il programma.

Autore: Corinne Vigo