Dall’archivio Suor Giuseppina Nicoli FdC, proponiamo una riflessione della Beata sulla figura di San Pietro e del Papa, una lettura che può aiutarci in questo tempo di attesa così importante per l’elezione del nuovo Pontefice. Suor Giuseppina non si limita a un’interpretazione teologica, ma penetra con lo sguardo della carità e dell’umiltà nel mistero della missione affidata a Pietro. Sottolinea come il nome nuovo dato a Simone non sia un semplice appellativo, ma un segno di trasformazione interiore e di affidamento totale a Dio. Pietro diventa la “roccia”, non per meriti propri, ma per grazia ricevuta, in virtù della sua fede in Gesù, riconosciuto come il Cristo, il Figlio del Dio vivente.
San Pietro – Il Papa (28 giugno 1912)
1° Nostro Signore comincia a cambiare il nome al capo degli Apostoli: “D’ora in poi non ti chiamerai più Simone, ma Cefa che significa Pietro, e questo cambiamento misterioso comunica al nuovo eletto la fermezza della pietra. Gesù interroga i suoi discepoli dicendo: “Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell’uomo?” Risposero: “Altri dicono che è Giovanni Battista”, altri “Elia”, altri “Geremia, o alcuno dei Profeti”. “E voi, chi dite che io sia?” Rispose Simon Pietro e disse: “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivo”. “Beato tu, Simon Pietro, giacché non la carne od il sangue te lo ha rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”.
2° E io dico a te: “Tu sei Pietro, e su questa pietra fonderò la mia Chiesa e le porte dell’inferno ecc.”. Pietro è adunque realmente il fondamento, la base dell’ammirabile edifizio della Chiesa cattolica. Nel corso dei secoli le potenze dell’inferno l’hanno assalita e l’assalgono, ma essa è sempre stata e sempre sarà incrollabile.
3° Gesù Cristo aggiunge subito: “A te io darò le chiavi del regno dei cieli, e qualunque cosa avrai legata sopra la terra ecc., e qualunque cosa avrai sciolta ecc.”. Questo è ciò che si chiama il potere delle chiavi o il potere senza limiti, che stabilisce Pietro padrone sovrano nell’ordine spirituale, e lo sostituisce, se si può così esprimersi, al Figlio di Dio stesso, di cui tiene il posto sulla terra. Perciò si chiama Vicario di Gesù Cristo.
4° Nell’ultima Cena Gesù, rivolto a Pietro, gli dice: “Ecco che Satana va in cerca di voi per vagliarvi come si fa del grano; ma io ho pregato per te affinché la tua fede non venga meno, e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”. Ecco ciò che rende Pietro e i suoi successori infallibili, ciò che ci assicura che l’errore non prevarrà mai nella Chiesa.
5° Dopo la sua Risurrezione, Nostro Signore sembra voler offrire a Pietro, che aveva avuto la debolezza di rinnegarlo, l’occasione di riparare la sua colpa, e gli domanda: “Mi ami tu più di questi?” – “Si, o Signore, tu sai che io ti amo”. Dissegli: “Pasci i miei agnelli”. Ripete la stessa domanda altre due volte. Alla terza volta, Pietro, al ricordo della sua infedeltà, crede che Gesù dubiti del suo amore: umiliato e confuso, non sa più che dire, e prendendo a testimonio de’ suoi sentimenti il suo buon Maestro stesso: “Signore, esclama, voi conoscete tutte le cose, voi sapete ch’io vi amo”. Allora Gesù: “Pasci le mie pecorelle”. Ecco San Pietro stabilito capo e pastore, non solamente dei fedeli, ma ancora degli stessi pastori, degli Apostoli e dei Vescovi. A nessun altro furono rivolte simili parole: per questo San Pietro fu riconosciuto capo supremo della Chiesa e Vicario di Gesù Cristo sulla terra. Tutti questi poteri, tutti questi privilegi non erano personali a S. Pietro, ma dovevano trasmettersi ai suoi successori, i papi. Chiunque volesse sottrarsi all’autorità del Papa sarebbe scismatico e separato dalla Comunione Cattolica. Spetta al Papa nominare i Vescovi, spetta al Papa condannare gli errori in materia di fede. “Quando Roma ha parlato, la causa è risolta” allora deve cessare ogni discussione. “Là dove è Pietro, là è la Chiesa”. “Fuori della barca di S. Pietro non vi è salute”.
Il Papa è infallibile. Perciò ogni cristiano deve sottomettersi in coscienza agli insegnamenti del Papa, quando insegna al popolo cristiano ciò che bisogna credere e praticare. Il Papa non è infallibile quando conversa con questa o quella persona; neppure quando fa un discorso a un certo numero di uditori. Egli gode di questo privilegio solo quando insegna a tutta la Chiesa e unicamente su ciò che riguarda la nostra Santa Religione. Non ci meravigliamo di questo privilegio: Lo Spirito Santo illumina e assiste il Sov. Pontefice per preservarlo da ogni errore. A ciascuno dei Successori di S. Pietro Dio dice: Ho pregato per te, affinché la tua fede non venga mai meno. I Papi non si sono mai sbagliati: da 19 secoli le loro decisioni, riguardanti la dottrina della Chiesa, non furono mai riformate e non si riformeranno mai. Il Sovrano Pontefice è il successore di S. Pietro infallibile come lui: i fedeli sono obbligati a credere ciò che insegna: egli solo ha ricevuto il privilegio di non sbagliarsi mai.
La Divina Provvidenza ha sempre punito severamente quelli che hanno offeso il Papa, sia nella sua persona, come nella sua autorità – dall’infame Nerone che fece crocifiggere San Pietro a Roma e che morì d’una morte ignominiosa, fino a Napoleone Iº che, dopo aver messo in prigione Pio VIIº, morì relegato nell’isola di Sant’Elena.
1º Al Papa dobbiamo rispetto. Abbiamo per lui la venerazione di cui circonderemmo Nostro Signore stesso se avessimo la fortuna di vederlo.
Per questo al Papa si parla in ginocchio – gli si bacia il piede. Non permettiamo che alcuno lo biasimi, lo critichi. Se alcuni papi non furono quali avrebbero dovuto essere, gettiamo un velo e facciamo silenzio – la nostra fede non sia scossa. I papi sono uomini – ma come Vicari di Gesù Cristo non possono sbagliare.
2º Al Papa dobbiamo ubbidienza. Sottomettiamo la nostra intelligenza a’ suoi insegnamenti, sottomettiamo la nostra volontà a’ suoi comandi.
Ubbidiamogli nelle cose più importanti come nelle piccole, pensando che ubbidiamo a Gesù Cristo.
3º Amiamo il Papa. Oh deve essere questo un bisogno per l’animo nostro! Egli è nostro padre. Lo chiamiamo il Santo Padre. Quante pene, quante prove egli sostiene! Egli soffre. Ogni giorno gli è amareggiato da qualche goccia di fiele. Eppure egli rimane fermo sulla breccia.
4º Preghiamo per il Papa. Quando S. Pietro fu fatto prigioniero da Erode, i fedeli pregavano perché fosse liberato, e perseverarono nella preghiera non solo di giorno, ma anche di notte, finché furono esauditi. Anche noi preghiamo…
Bell’esempio dato dalla nostra Comunità nel tempo della rivoluzione. Le Figlie della Carità rifiutarono di prestare un giuramento scismatico, che la Santa Sede ricusava, e preferirono l’esilio e la morte.
Testo tratto da: Istruzioni – Discorsi – Complimenti – Appunti; volume 10; Quaderno XXII – Istruzioni (pagg. 28-33)
Nel cuore della riflessione cristiana, il Vangelo che narra il conferimento del nome a Simone – “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” – rappresenta un passaggio decisivo nella rivelazione della missione della Chiesa e della sua guida visibile. Su questo passo evangelico si sofferma con intensità e profondità Suor Giuseppina Nicoli, Figlia della Carità, offrendo una lettura ricca di fede, amore per la Chiesa e visione evangelica.
Suor Giuseppina coglie in profondità il significato spirituale delle chiavi del Regno, affidate a Pietro come segno della missione pastorale universale e del potere di legare e sciogliere. Ma la sua lettura non si ferma alla figura dell’Apostolo: si estende alla Chiesa intera, vista come comunità salda, sostenuta dalla fedeltà a Cristo e dal servizio umile dei suoi pastori. In questa prospettiva, la missione di Pietro si riflette anche nella vita della Chiesa di oggi, chiamata ad essere roccia in mezzo ai flutti del mondo, e al tempo stesso spazio di accoglienza, misericordia e discernimento. Per suor Giuseppina, ogni battezzato è invitato a rispondere alla domanda che Gesù pose agli apostoli: “Ma voi, chi dite che io sia?” – perché è su questa confessione di fede che si fonda la vera comunione con Cristo.
Questa riflessione acquista oggi, nel mese di maggio 2025, un significato ancora più profondo. In questi giorni, l’umanità e la Chiesa intera vivono l’attesa orante e fiduciosa dell’elezione del nuovo Successore di Pietro. È un tempo di silenzio e speranza, in cui il popolo di Dio si stringe attorno alla promessa di Cristo: le porte degli inferi non prevarranno. E proprio mentre il mondo guarda alla fumata bianca che segnerà una nuova tappa nella storia del papato, le parole di suor Giuseppina risuonano come un invito alla fede salda, alla preghiera e all’abbandono alla volontà di Dio.
Nella sua esperienza di Figlia della Carità, Suor Giuseppina ha vissuto questa fede non come teoria, ma come vita donata: al servizio dei poveri, dei piccoli e dei bisognosi. Il suo commento su Pietro diventa così testimonianza vissuta, eco del Vangelo incarnato nella concretezza dell’amore operoso. E oggi, sulle sue orme, le Figlie della Carità – ispirate dal suo esempio e dal carisma trasmesso con semplicità e passione – si uniscono in preghiera per l’elezione del nuovo Papa, affidando al Signore, per intercessione di Maria e sotto lo sguardo di san Pietro, il cammino della Chiesa universale.
Autore: la Redazione